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martedì 2 ottobre 2012

Questa è storia, non una leggenda.

Fu così che avvenne l’incredibile, in un campo ai limiti della praticabilità, in un ambiente tutt’altro che sicuro, con gente a bordo campo, tifosi delimitati da recinzioni di fortuna, auto all’esterno della rete protettiva, come si vede sui campetti dei ragazzini oppure sui campetti di calcio a 5 amatoriale. Ed invece, su quel campo qualcuno potrà dire di averci visto giocare Diego, che chiaramente, come sempre ha fatto nella sua carriera, non ha mai tirato il piede, nemmeno in quell’occasione, nonostante un campo appesantito dalla pioggia e dal fango. L’incasso fu sufficiente per accontentare le necessità del ragazzino che ha potuto eseguire l’intervento che gli ha concesso di vivere una vita normale. Lui, Diego, in tandem col suo compagno di squadra Puzone, ha fatto sognare una umile cittadina, ha dato la speranza ad un bambino di poter sorridere alla vita, insomma, è sceso in mezzo alla povera gente per mettere un piccolo tassello che ha di certo dato una speranza in un futuro migliore, grazie alla sua generosità mai interessata, ma soprattutto grazie a quello spirito libero che non ha concesso a chicchessia di mettersi a sindacare su di un gesto che ha sentito il dovere di fare, senza fare storie, senza chiedere la luna, mettendosi nelle mani di un’organizzazione abbastanza approssimativa poiché i mezzi erano quel che erano, e trasformando una semplice partita amichevole in uno show business con il fine una nobile causa che ancora oggi rimane nel cuore della gente. E’ infatti un’impresa vedere un grande campione “sporcarsi” la maglia per scendere in campo in una struttura di fascia decisamente bassa, mentre è più semplice aderire a quelle partite comode, pur sempre redditizie ai fini umanitari, ma che spesso destano più di qualche dubbio per la gestione dei fondi raccolti e per tutto ciò che ruota intorno all’evento, il più delle volte reso possibile da un lauto compenso detratto proprio dagli incassi inizialmente destinati ai bisognosi di turno. Rimarrà memorabile il riscaldamento prima di cominciare a giocare, tra le auto parcheggiate all’esterno, persone che si avvicinano incredule, urla di tifosi ad un metro di distanza che gli dicevano le più disparate frasi, esterrefatti al cospetto del più forte di tutti .

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